Destinazione Fast Fashion Discarica

Destinazione Fast Fashion Discarica

Viaggio nell’inferno dei nostri vestiti usati: il Ghana sommerso dai rifiuti tessili

Il Ghana è diventato la discarica più grande al mondo per i nostri vestiti usati.

Ogni settimana, ben 15 milioni di indumenti di seconda mano scartati dal nord del mondo arrivano al mercato di Kantamanto, nella capitale Accra

Questo flusso incessante di abbigliamento proveniente dall’Europa e dagli Stati Uniti sta sommergendo il Paese in una catastrofe ambientale senza precedenti.

Un business redditizio ma devastante

Per molti ghanesi, il commercio di vestiti usati rappresenta un’importante fonte di reddito. I rivenditori locali smistano e rivendono gli abiti a prezzi accessibili, soddisfacendo la domanda di capi economici. Tuttavia, questo business apparentemente vantaggioso nasconde un lato oscuro secondo uno studio, solo il 60% dei 15 milioni di vestiti settimanali è effettivamente riutilizzabile!

Il restante 40%, pari a circa 6 milioni di capi, è di qualità talmente scadente da essere immediatamente gettato o bruciato

Questa montagna di rifiuti tessili finisce nelle discariche a cielo aperto o direttamente nel Golfo di Guinea, causando gravi danni all’ambiente e alla salute delle comunità locali.

Un fiume di plastica

Molti di questi vestiti usati contengono plastica, rendendoli non biodegradabili e difficili da smaltire

Un’indagine ha rilevato che fino a uno su tre dei 3,6 milioni di capi spediti ogni anno dall’Italia al Kenya è realizzato in plastica ed è di qualità così bassa da essere considerato spazzatura.

Questi “vestiti di plastica” vengono bruciati per riscaldare l’acqua o per cucinare, rilasciando tossine nell’aria

L’impatto sull’inquinamento del suolo, dell’acqua e dell’aria è significativo. Le discariche a cielo aperto di Accra sono veri e propri “edifici” di rifiuti tessili, che si riversano nei fiumi e nell’oceano. La pioggia trascina i rifiuti dalle strade e dalle discariche fino alla riva del mare, creando un paesaggio apocalittico.

Una soluzione a portata di mano

Sebbene il commercio di vestiti usati offra opportunità economiche, è chiaro che il sistema attuale è insostenibile. È necessario un cambiamento radicale per affrontare questa crisi ambientale.

Una soluzione potrebbe essere l’adozione di un modello di economia circolare nel settore della moda ed evitare la Destinazione Fast Fashion Discarica, come attualmente alcuni mrchi della moda si stanno organzzando.

Ciò significa progettare capi durevoli, riparabili e riciclabili, riducendo drasticamente gli sprechi. Inoltre, è fondamentale investire in infrastrutture per il riciclaggio tessile in Ghana e in altri Paesi africani, in modo da trasformare i rifiuti in nuove risorse.

Viaggio nell’inferno dei nostri vestiti usati: il Ghana sommerso dai rifiuti tessili

Il Ghana è diventato la discarica più grande al mondo per i nostri vestiti usati. Ogni settimana, ben 15 milioni di indumenti di seconda mano scartati dal nord del mondo arrivano al mercato di Kantamanto, nella capitale Accra

Questo flusso incessante di abbigliamento proveniente dall’Europa e dagli Stati Uniti sta sommergendo il Paese in una catastrofe ambientale senza precedenti.

Destinazione Fast Fashion Discarica

Un business redditizio ma devastante

Per molti ghanesi, il commercio di vestiti usati rappresenta un’importante fonte di reddito. I rivenditori locali smistano e rivendono gli abiti a prezzi accessibili, soddisfacendo la domanda di capi economici. Tuttavia, questo business apparentemente vantaggioso nasconde un lato oscuro.Secondo uno studio, solo il 60% dei 15 milioni di vestiti settimanali è effettivamente riutilizzabile. Il restante 40%, pari a circa 6 milioni di capi, è di qualità talmente scadente da essere immediatamente gettato o bruciato

Questa montagna di rifiuti tessili finisce nelle discariche a cielo aperto o direttamente nel Golfo di Guinea, causando gravi danni all’ambiente e alla salute delle comunità locali.

Un fiume di plastica

Molti di questi vestiti usati contengono plastica, rendendoli non biodegradabili e difficili da smaltire. Un’indagine ha rilevato che fino a uno su tre dei 3,6 milioni di capi spediti ogni anno dall’Italia al Kenya è realizzato in plastica ed è di qualità così bassa da essere considerato spazzatura

 

Questi “vestiti di plastica” vengono bruciati per riscaldare l’acqua o per cucinare, rilasciando tossine nell’aria.L’impatto sull’inquinamento del suolo, dell’acqua e dell’aria è significativo. Le discariche a cielo aperto di Accra sono veri e propri “edifici” di rifiuti tessili, che si riversano nei fiumi e nell’oceano. La pioggia trascina i rifiuti dalle strade e dalle discariche fino alla riva del mare, creando un paesaggio apocalittico.

Una soluzione a portata di mano

Sebbene il commercio di vestiti usati offra opportunità economiche, è chiaro che il sistema attuale è insostenibile.È necessario un cambiamento radicale per affrontare questa crisi ambientale.Una soluzione potrebbe essere l’adozione di un modello di economia circolare nel settore della moda. Ciò significa progettare capi durevoli, riparabili e riciclabili, riducendo drasticamente gli sprechi

Altre, è fondamentale investire in infrastrutture per il riciclaggio tessile in Ghana e in altri Paesi africani, in modo da trasformare i rifiuti in nuove risorse.

Destinazione Fast Fashion Discarica

Conclusione

Il Ghana è diventato la discarica dei nostri vestiti usati, pagando un prezzo altissimo in termini di inquinamento e danni ambientali. Questo viaggio nell’inferno dei rifiuti tessili deve essere un monito per l’industria della moda e per tutti noi consumatori.

È tempo di ripensare il nostro approccio all’abbigliamento, scegliendo capi di qualità e sostenendo marchi impegnati nella sostenibilità.

Solo così potremo evitare che il nostro armadio diventi un incubo per il pianeta.

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